DISTINZIONI LINGUAGGIO MEMORIA E FUTURO

INTO INSIGHT HELL
"Ha detto che Dio è in vacanza(...)

Che ne dici Simon?".

Lasciami dormire (...)

Chiamami, quando sarà di ritorno".

                                     Simon Wiesenthal





Hannah Arendt mai dimenticava di distinguere l'uso di un termine da un'altro: "pensare non è mai agire". Mentre era più "larga di manica" nel decontestualizzare il significato di certe intuizioni di pensatori del passato: l'oggetto è sempre lo stesso:salvare la repubblica. Oggi che i tolalitarismi che hanno devastato il XX secolo sembrano aver lasciato il passo a nuove insidie. "Gli Stati Uniti d’America costituiscono un modello politico per Hannah Arendt, perché le istituzioni dei Padri fondatori hanno saputo preservare, da quasi due secoli," [riflessioni degli anni '60] le libertà politiche dei cittadini; inoltre, Arendt è sensibile al fatto che le minoranze possano accedere alla cittadinanza senza pagare il prezzo dell’assimilazione." rif. Elisa Reato, Alcune riflessioni su On Violence di Hannah Arendt 


In questo il pensiero di Charles-Louis de Secondat, Baron de La Brède et de Montesquieu 

L’homme, cet être flexible,
se pliant dans la société aux pensées et aux impressions des autres,
est également capable de connaître sa propre nature lorsqu’on la lui montre,
 et d’en perdre jusqu’au sentiment lorsqu’on la lui dérobe»
(Montesquieu, De l’Esprit des lois).

 Arendt ricorda che Montesquieu ha rilevato che la tirannide è «la più violenta e meno potente delle forme di governo»; «l’estrema forma di potere è Tutti contro Uno, l’estrema forma di violenza è Uno contro Tutti»  Il grande apporto di Montesquieu, oltre all’insistenza sulla necessaria separazione dei poteri, consiste nell’idea che il potere, a differenza della forza o della violenza, non diminuisce, ma al contrario aumenta quando è condiviso. Nell’opera di Montesquieu Arendt scorge il tentativo di staccarsi dalla tradizione; pur mantenendo la tipologia classica dei regimi politici, il filosofo francese rileva ciò che ispira l’azione nei tre tipi di governo: la virtù (o l’amore dell’uguaglianza e della legge nel regime repubblicano), l’onore (o la passione di distinguersi nel regime monarchico) e il timore (nel regime dispotico). Il concetto di «principio d’azione» permette di distinguere tra ciò che è politico e ciò che non lo è: così, la paura è un principio antipolitico perché rende impossibile l’azione. Contro l’opinione che la politica non ha senso, Arendt distingue la violenza dalla politica: la politica non è l’ordinazione dei mezzi in vista di un fine e il suo senso è contenuto nella pratica stessa e consiste nello scambio di parole e azioni che formano lo spazio della politica; quanto al suo principio d’azione, esso è l’insieme delle convinzioni collettive che ne determinano l’azione. 

Alcune riflessioni su On Violence di Hannah Arendt

di Elisa Reato (Université Paris Ouest Nanterre La Défense) pag.8








o di quelle di Alexis de Tocqueville sono una fonte inesauribili.L'indagine tocquevilliana, com'è noto, trae origine dall'angoscia e dal profondo senso di smarrimento dinanzi al mutamento epocale che avvolge il mondo occidentale nella modernità, l'irrefrenabile revolutio egualitaria il cui rischio incombente viene a svelarsi nell'indistinzione di una moltitudine di monadi indifferenziate pronte a sottomettersi al potere leviatanico del nuovo dispotismo dell'âge démocratique.


 http://www.sifp.it/seminari-e-convegni-seminars-and-conferences/hannah-arendt-tra-totalitarismo-e-democrazia/totalitarsimo-e-dispotismo-democratico-un





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Sonderhandlung, trattamento speciale; Aussiedlung, evaucazione; Umsiedlung, trasferimento; Auflockerrung, sflotimento (...) sono tutti sinonimi di "uccidere". vengono usati nell'indirizzare sia le comunità ebraiche che il mondo esterno; e (...) vengono utilizzati anche nelle comunicazioni interne al regime. La pretesa neutralità delle parole trasforma in operazioni accettabili attività di per sé inaccettabili (...) Il linguaggio ha subito una violenza che ne ha snaturato il significato più proprio . Manipolato e mutuato il segno , esso si è trasformato in ideologia (...) La violenza operata sulle parole si sveglia in realtà essere la violenza delle parole a cui , dopo le manipolazioni cui esse hanno mostrato di poter soggiacere, non è più possibile affidare la trasmissione della verità(...).



Per Elie Wiesel, la perversione del linguaggio è iniziata con Hitler: "Credere e non Credere. Giuntina, Firenze 1993, p 16, pp.180-184, pp. 101-102



Molto più banalmente usiamo vedere e guardare come sinonimi. Può sembrare in realtà un dettaglio minore, viceversa è un operazione che ognuno di noi dovrebbe sforzarsi di superare:



“Passai accanto a duecento persone e non riuscii a vedere un solo essere umano.”

CHARLES BUKOWSKI

da COMPAGNO DI SBRONZE



“Quando guardi bene negli occhi qualcuno sei costretto a guardare te stesso.”

TAHAR BEN JELLOUN





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